Sappiamo che la teoria delle esaltazioni (che proviene dall’astrologia babilonese) è più antica di quella dei domicili (giustificata razionalmente da Tolomeo nella Tetrabiblos): il motivo logico per cui un certo pianeta debba esaltarsi in un certo Segno è sempre risultato sfuggente. Il tentativo di giustificazione tolemaica è chiaramente costruito a posteriori e lascia spazio a molte perplessità; più convincente, su questa linea, appare la spiegazione che ne dà Porfirio nel suo commento alla Tetrabiblos (Porfirio: Mathematikós), dove evidenzia “salti” di trigono (per i pianeti diurni) e di sestile (per i pianeti notturni) che collegano il domicilio con l’esaltazione (ne avevo parlato in un precedente articolo), anticipando una logica geometrica che ricorda da vicino quella adottata da Lisa Morpurgo nella sua riforma delle esaltazioni (una teoria sicuramente ammirevole per il suo rigore logico ma che, invece di giustificare la Tradizione, finisce per stravolgerla).
Ancora più enigmatico appare il motivo dei gradi di esaltazione dei pianeti che la Tradizione ci ha trasmesso. In un mio articolo più recente, avevo riportato la teoria di Robert Powell (Astrogeographia e The origin of the Zodiac), secondo il quale i gradi di esaltazione coincidevano con stelle o asterismi dello Zodiaco siderale: l’esaltazione del pianeta in analogia con quella determinata stella fiduciaria sarebbe poi stata estesa all’intero segno zodiacale.
Non si tratta di una teoria originale, ma Powell ha il merito di indicare con precisione questa corrispondenza in una tabella che ho precedentemente riportato. Ma anche qui qualcosa non convince: la scelta di alcune stelle fiduciarie appare poco sensata (si scelgono stelle minori invece di altre ben più importanti) e, inoltre, non si trova nessuna stella fiduciaria per i 27° Pesci di Venere, per cui Powell si vede costretto a ricorrere ad una spiegazione labile, basata sulla forma della costellazione dei Pesci.
Ringrazio Stefano Crovato e Paolo Nardovino che mi hanno segnalato una spiegazione dei gradi di esaltazione del tutto diversa, proposta da Rocco Pinneri nel suo libro: L’interpretazione astrologica (ed. Hoepli, pp. 44-46). Si tratta sicuramente di una spiegazione molto interessante che dispiace risulti ancora poco conosciuta dagli studiosi. Ne do qui un’esposizione sintetica, riportando le due figure dell’autore che ho leggermente modificato per chiarire meglio il tutto.
Rocco Pinneri fa notare che, se dividiamo il cerchio zodiacale in 30 settori di 12 gradi ciascuno (invece che in 12 settori di 30 gradi), notiamo che tutti i gradi di esaltazione (ad eccezione di quello del Sole a 19° Ariete) vanno a cadere sempre sul grado 9 di ogni sequenza di 12. Lo mostra bene questa tabella, in cui i 30 settori di 12 gradi ciascuno sono rappresentati dalle 30 colonne (lette da sinistra a destra e dal basso in alto) e i gradi hanno il loro numero progressivo da 1 a 360. Come si vede, le caselle gialle dei gradi di esaltazione giacciono tutte su una stessa linea, la nona dal basso (a parte il Sole, di cui diremo dopo, facciamo però notare l’incertezza sul grado di Marte: buona parte della Tradizione è unanime su 28° Capricorno ma la logica della teoria vorrebbe invece 27° Capricorno). È una distribuzione dei gradi che ricorda le suddivisioni minori dello Zodiaco, in particolare i dodecatemori (che prevalentemente però vengono intesi come una divisione in 12, o meglio in 13 parti, di ciascun Segno zodiacale).

Perché il grado 9? Rocco Pinneri dà questa interessante spiegazione: il nono grado si trova a tre quarti dell’altezza dello schema numerico, cioè “riveste una funzione zodiacale analoga a quella del Medio Cielo (posto a tre quarti della sfera locale) e permette così agli astri di esprimere nel modo più efficace le proprie potenzialità” (p. 45). Insomma, il grado di esaltazione sta a questi particolari “dodecatemori” come il MC sta nella sfera locale; come se, in quel grado, i pianeti simbolicamente culminassero.
Come spiegare però l’esaltazione del Sole a 19° Ariete, che non rientra nello schema? Come già Tolomeo e altri avevano rilevato, il grado di esaltazione della Luna (3° Toro) si trova alla minima distanza possibile dal Sole (14°) perché la prima falce crescente sia visibile. Quindi, evidentemente, tutta la logica dello schema parte dal Sole: da lì si stabilisce il grado della Luna e, da essa, tutti gli altri gradi che riflettono la sua collocazione “a tre quarti” negli altri “dodecatemori”.
Va bene, ma perché 19°? Il 19°, come afferma Rocco Pinneri, è un grado di “vera quintessenza solare” (ibidem) perché, in primo luogo, 19 è la radice quadrata di 360, cioè dell’intero cerchio zodiacale (più precisamente è la radice quadrata di 360+1, come se riassumesse tutto il cerchio nell’uno); inoltre (aggiungo io), 19 è sempre stato collegato al Sole in quanto numero del ciclo metonico o “numero d’oro” scoperto dai greci: il ciclo luni-solare di 19 anni, passati i quali le fasi lunari si riallineano coi giorni dell’anno solare, con uno scarto di solo 2 ore circa (non si confonda questo ciclo con quello di 18,61 anni che porta la Luna al suo picco di declinazione, detto “lunistizio”; molti siti archeologici sardi sono basati su questo fenomeno, in particolare il pozzo di Santa Cristina). Questa associazione del 19 al Sole la ritroviamo addirittura negli Arcani Maggiori dei Tarocchi.
Ma c’è di più: anche le distanze (in rosso nella tabella) tra i vari gradi di esaltazione (sempre escludendo dal conteggio il Sole come punto di partenza) tendono a disporsi secondo uno schema elegante e “quasi” simmetrico. Si osservi la figura seguente: la distanza che separa Marte da Venere (60°) è uguale a quella che separa Giove da Mercurio; entrambe le coppie di pianeti si oppongono nello schema dei domicili. Anche la distanza che separa Venere dalla Luna (36°) si rispecchia nella distanza che separa Mercurio da Saturno. Sempre escludendo il Sole, abbiamo a sinistra il gruppo dei pianeti notturni (nell’ordine Marte, Venere, Luna) che occupano in tutto uno spazio di 96°; a destra vediamo invece il gruppo dei diurni (ammesso di includervi Mercurio) (nell’ordine: Giove, Mercurio, Saturno) che occupano anch’essi uno spazio totale di 96°. E 96° è poi la distanza che separa i due gruppi (da Saturno a Marte in alto) mentre 72° (96-12×2) è la distanza che li separa in basso (dalla Luna a Giove). I pianeti “quasi” opposti (Luna-Saturno, Giove-Marte, Mercurio-Venere) distano sempre tra loro 168° (180-12: è un grado di atazir), ovvero 12×14. Tutti questi numeri sono ovviamente multipli di 12.
Da tutti questi indizi, mi sembra oltremodo evidente che, alla base della teoria dei gradi di esaltazione, stia un sistema di “dodecatemori”, la cui logica riusciamo però – ameno fino a questo momento – solo ad intravedere. Riteniamo comunque molto importante il fatto che la struttura di base di questa logica sia stata individuata, perché l’astrologia ha bisogno di fondarsi sempre su strutture e teorie, in quanto disciplina essenzialmente filosofica ed esoterica e non banale tecnica empirica che si limita a fare previsioni più o meno azzeccate, come forse vorrebbero alcuni.
I nostri più sentiti complimenti a Rocco Pinneri per avere scoperto questa struttura, sperando in sue future intuizioni brillanti su questo ed altri argomenti.

Giulio M.

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